esercizi di felicità
Ottobre 3, 2018

è stato così

“La memoria può cambiare la forma di una stanza, il colore di una macchina. I ricordi possono essere distorti; sono una nostra interpretazione, non sono la realtà; sono irrilevanti rispetto ai fatti.” (nota 1) È stato così, l’affermazione che qualcosa è successo proprio in quel modo perché esiste una testimonianza visiva, una fotografia, che mostra esattamente l’accaduto, il soggetto, il luogo. (continua a fondo pagina)

testo critico

“La memoria può cambiare la forma di una stanza, il colore di una macchina. I ricordi possono essere distorti; sono una nostra interpretazione, non sono la realtà; sono irrilevanti rispetto ai fatti.” (nota 1) È stato così, l’affermazione che qualcosa è successo proprio in quel modo perché esiste una testimonianza visiva, una fotografia, che mostra esattamente l’accaduto, il soggetto, il luogo. Il lavoro presentato da Chiara Paderi per Spirito Italiano gioca con la memoria, in un andirivieni continuo tra quello che è stato e quello che ricordiamo. Il progetto si inserisce nella riflessione sui temi dell’identità e dello scorrere del tempo, caratteristiche della ricerca artistica e personale di Chiara: attraverso i lavori in cui mette fisicamente in rapporto se stessa e il suo corpo con un luogo e con il tempo di permamenza in quel luogo, l’artista arriva a costruire il proprio autoritratto fissando i ricordi in un nuovo album di famiglia, di cui lei stessa può riscrivere la storia. Il lavoro di Chiara, pur collocandosi nel presente, mantiene sempre un dialogo aperto con il tempo passato attraverso la ricerca di tracce, in rapporto con le proprie radici storiche e familiari. “Il tempo passa e io sto ferma in mezzo” scrive l’artista, dichiarando una necessità di intervento sul passato alla ricerca di un personale e più certo presente. Il progetto “È stato così” si sviluppa dalla riflessione sulla sedimentazione dei ricordi e sulla selettività della memoria che, dissolvendosi, lascia solamente un’azione, un gesto o un’espressione come unico codice di lettura. Il lavoro è costruito sull’intervento compiuto su alcune fotografie scelte all’interno dei propri album di famiglia, parte intima della vita di ciascuno, immagini che Chiara va a manipolare rendendo le figure evanescenti; non più familiari, ma gesti e volti isolati dal contesto che diventano quasi irriconoscibili, lo spazio reale, perché realmente esistito, sottratto all’immagine lasciando al suo posto solo un bianco accecante. Un bianco che è omissione o assenza di informazioni sul vissuto delle persone nel momento dello scatto, mancanza di un ricordo reale sostituito dall’immaginazione. I soggetti sono simili a ombre mentre il vuoto diventa protagonista. E in questa assenza galleggiano espressioni e movimenti, uniche tracce di persone di cui non sappiamo nulla, fissati in scatti rubati ma non per questo sottratti al trascorrere del tempo. Le figure, in un tenue bianco e nero, fluttuano al centro di grossi teli sospesi sopra le nostre teste, drappi leggeri esposti all’aria e alla luce, soggetti ad un cambiamento inevitabile, che mutano e impallidiscono per la polvere o la luce del sole, o per la sedimentazione dei ricordi dovuta al vissuto personale. Una sovrapposizione di strati leggeri e semitrasparenti che ci racconta della memoria, del suo stratificarsi fino a cancellarsi o rendere illeggibili i ricordi. Con il progetto “È stato cosi” Chiara gioca con le foto di famiglia e con la propria storia, scattando una seconda istantanea a proprio modo per fissare il ricordo e ricomporre un album personale. È un lavoro di ricatalogazione che permette, per un attimo, di credere che sia possibile gestire il tempo, fermandolo in uno scatto rubato. Le fotografie fissano le immagini, ma è la successione a diventare racconto e, dunque, tempo trascorso. Chiara, invece, sceglie di non raccontarci nessuna storia, perchè sarebbe il risultato di un falso, una costruzione ben nascosta. “Ricordare e dimenticare sono parte dello stesso processo mentale. Scrivere un dettaglio di un evento è non scriverne un altro (a meno di continuare a scrivere all’infinito). Ricordare una cosa è lasciare scivolarne un’altra nell’oblio (a meno di continuare a rievocare all’infinito).” (nota 2)

Testo di Annalisa Bergo

NOTE: 1 Memento, 2000. Film. Diretto da Christopher Nolan. USA.
2 Jonathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata, ed. Guanda, 2002